Che Khvicha K'varatskhelia non fosse più un giocatore del Napoli si era intuito da più di un mese. Dopo la Lazio il georgiano aveva dato tutte le sensazioni dell’allontanamento. Fino a trasformarsi in una percezione che aspettava solo di essere confermata. Ed è giusto che sia toccato proprio a Conte rivelare che il calciatore ha chiesto la cessione. Se per caso o per strategia, più probabile per strategia, doveva essere lui ad annunciarne il saluto che presto dirà come e dove.

Antonio Conte ha voluto ammettere un personale grado di fallimento davanti all’impossibilità di trattenere ancora a lungo il calciatore più talentuoso della Serie A. I mesi che secondo il mister del Napoli sarebbero trascorsi invano per convincerlo a restare hanno anche l’incapacità di Conte? In fondo non è così. Kvara va via portandosi dietro l’insostenibilità di qualcosa che ha iniziato a sgretolarsi quando la sua felicità era ancora in corso. Il Napoli di Spalletti ha iniziato a diradarsi poco per volta fino a lasciare l’illusione di condursi ancora verso un qualche genere di gruppo che potesse essere illusoriamente considerato di quei momenti.

Adesso a Napoli molti penseranno che sarà difficile, e questo è molto probabile, sostituire un giocatore così. Soprattutto sarà difficile farlo adesso, in un mercato di gennaio che fa pochi sconti a chi ha bisogno. Ma questo genere di preoccupazione potrebbe lasciare il posto anche un conforto che traspare proprio dalle parole di Conte. 

Il Napoli, sia come società che come luogo, dovrebbe essere contento di avere avviato un processo di coinvolgimento reciproco con un allenatore che non aveva bisogno di dimostrare qualcosa che la sua carriera non abbia già fatto, e molto lontano per appartenenza e cultura da quel Napoli che adesso per lui è motivo di discussione prima di tutto personale. Forse anche superflua, a favore di telecamere, ma con una risposta che ha la prontezza di chi non si arrende. Che crede a quello che sta facendo e vuole che a seguirlo sia chi ci crede come lui. L’unica risposta che poteva arrivare in un momento di sconforto di un ambiente che a dispetto della ragione s’era comunque affezionato a un calciatore che non si vede spesso in giro.

Molti grandi giocatori del Napoli dell’era De Laurentiis sono state figure di passaggio. Ogni stagione, ogni frangente trascorso a militarvi è stata una conquista. Il calcio velocizza sempre di più il suo processo di trasformazione verso un totalizzante e spietato richiamo al profitto. E allora al Napoli di De Laurentiis non resta che scovare il tempo e gli uomini utili per giocarsela contro chi ha di più. Ma proprio Conte ha dichiarato e ribadito che il suo intento più importante sarà proprio quello di “far sì che il Napoli non venga più visto come una squadra di passaggio”.

Su tutto il resto si provi a ricordare quanto fu sconfortante il transito tra la stagione del primo anno di Spalletti e quella successiva. E cosa accadde.